- Il DM 70 del 2015 lascia alle Regioni la facoltà di decidere con una certa discrezionalità le zone disagiate dal punto di vista epidemiologico (art.1, comma 5c) lasciando i totali regionali invariati (3,7x1000 posti letto). La Regione potrebbe dunque intervenire, mantenendo un PPI o riaprendo un Pronto Soccorso, come ha fatto ad Acquapendente.
Il D.M. 70 richiede infatti di prendere in considerazione le esigenze dei territori e il potenziamento della rete emergenza-urgenza, e non semplicemente i numeri, per realizzare il Piano di Riordino.
- Alla Regione e non alle ASL spetta comunque la decisione di quale PPI eventualmente salvare o chiudere. Nel caso di Anagni la commissione Sanità regionale si è espressa per la sospensione della chiusura. L'ASL/FR non dipende dalla Regione Lazio o vuole imporre ad essa una sua linea?
In tutte le Regioni si stanno discutendo con le ASL i criteri dei Piani di Riordino. In molti casi (vedi Puglia) si propone la sostituzione anche con la costante presenza dell'auto medica.
- Come è possibile che esistano due Pronto Soccorso (su quattro totali) e il 50% circa dei posti letto a Frosinone e Alatri, distanti circa 14 Km e lasciate scoperte vastissime zone del territorio? I cittadini non sono tutti uguali?
- Come è possibile che l'ASL/FR non tenga conto che nel territorio di Anagni esiste la più alta concentrazione del Centro-Sud di fabbriche ad alto rischio i cui piani di emergenza, inviati alla Prefettura, prevedono l'esistenza di un Pronto Soccorso ad Anagni?
Per quanto riguarda l'analisi storica l'articolo dimentica che la gravissima situazione sanitaria e ambientale di Anagni aveva trovato una possibile soluzione nel grande ospedale del territorio previsto dal piano del governatore Marrazzo (2009), che pure aveva fatto le sue riduzioni di ospedali e reparti.CR (Comitato Salviamo l'Ospedale di Anagni)
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