Negli
affreschi della prima navata della cripta della cattedrale di Anagni sono
raffigurati, uno di fronte all’altro, i medici più celebri dell'antichità, Ippocrate e Galeno, che in realtà sono molto
distanti nel tempo (V-IV secolo a.C. e II d.C.). A sinistra della lunetta con Ippocrate
e Galeno vi è il diagramma con la teoria
dei quattro umori, che era ancora fondamento della medicina medievale,
nonostante alcuni progressi. Si basava sul principio che in ogni uomo si trovano
quattro "umori", o fluidi principali: bile nera, bile gialla, flegma e sangue, prodotti
da vari organi del corpo; essi corrispondevano ai quattro elementi
dell’universo (aria, acqua, fuoco e terra). Una persona, per essere in buona salute,
doveva avere un perfetto equilibrio di questi elementi.
Per riequilibrare
gli umori e giungere alla guarigione si ricorreva, in alcuni casi, ai salassi,
prelievi di sangue che finivano per indebolire il malato, e anche a erbe
medicinali e unguenti. La chirurgia era molto limitata; inoltre la mancanza di
igiene provocava l’insorgenza di gravi infezioni, che peggioravano la
situazione del malato fino a determinarne la morte (cfr. Anagni: guida storico-artistica, a cura di C. Ribaudo, 1989).
Risulta evidente che con
questa medicina la battaglia contro la peste nera che si diffuse in Europa nel
1348-1349 (della quale abbiamo parlato in precedenza per Villa Magna), era persa
in partenza.
Tuttavia
proprio in seguito alla peste, che uccise un terzo della popolazione europea, la medicina registrò dei progressi, come p.
es. l’adozione della quarantena.
Nessun commento:
Posta un commento