La Consulta delle Associazioni della Città di Frosinone e le associazioni della provincia hanno considerato con molta attenzione la proposta della Conferenza
locale per la Sanità per le modifiche all’Atto di Autonomia Aziendale dell’ ASL
di Frosinone. Il documento, approvato quasi all’unanimità dai sindaci presenti
all’assemblea, presenta delle novità notevoli nei contenuti ed esprime un
diverso atteggiamento degli amministratori locali che può riassumersi nella
rivendicazione di autonomia e del contributo di responsabilità, che va
esercitato nei confronti della dirigenza ASL e della Regione, in merito alla
riorganizzazione della rete sanitaria ed ospedaliera della provincia di
Frosinone.
Quanto si propone nel documento coincide con le richieste
che le Associazioni e i Comitati sostengono da molto tempo e, in particolare ,
si apprezza la richiesta che riguarda la redistribuzione dei posti letto negli
Ospedali nei quali il Decreto 80/2010 ha tagliato maggiormente,specie in quello
di Anagni, per il quale si attende la sentenza del TAR circa l’ordinanza del
Consiglio di Stato del 30.08.2011 che ne bocciava la chiusura. E’ importante,
altresì, la richiesta di realizzare nell’ Ospedale di Frosinone il DEA di 2°
livello e di istituire nuove ed essenziali reparti operatori e il rafforzamento
di quelli esistenti.
Tuttavia le Associazioni e i Comitati dei cittadini
ritengono necessario sottolineare alcune richieste, altrettanto importanti, che
non sono presenti nella proposta dei Sindaci:
- Anzitutto si deve ribadire con fermezza che al centro di
un Piano Aziendale (P.A.), al di là degli aspetti tecnici, deve essere posta la
difesa del paziente, negata dall’ attuale organizzazione della sanità ciociara e
che, pertanto, il P.A. deve garantire i Livelli essenziali di assistenza ( LEA)
che sono al di sotto della soglia stabilita dal D.L. 95/2013. Vanno poi
evidenziati altri aspetti :
- L’ applicazione restrittiva dello stesso Decreto 80 ha
penalizzato a tutti i livelli l’assistenza sanitaria nella Provincia
concentrando il risparmio solo sui tagli di posti letto e la chiusura di
ospedali.
- Ne è derivato l’ uso fortemente inadeguato delle risorse
e il mancato impegno di lotta agli sprechi, rappresentati anzitutto dalla
mobilità passiva, dai ricoveri in altre strutture, anche fuori regione, con
aggravio notevolissimo di spese per le famiglie, a cui va aggiunta l’ alta
frequenza di consulenze, straordinari, prestazioni aggiuntive,utilizzo improprio
del personale e delle attrezzature. L’ accumulo di spese legali e i contenziosi
sindacali, la quasi inesistenza verifica delle prestazioni e dei servizi forniti
dalle strutture sanitarie convenzionate. Il totale di tutti questi sprechi è
stimabile in circa 200 milioni di euro l’anno.
A fronte di tanta disorganizzazione e di tanti sperperi
che hanno avuto un peso rilevante nel determinare i risultati molto
insoddisfacenti della produttività aziendale, basti vedere i dati della mobilità
passiva e delle liste d’attesa, è inaccettabile che la dirigenza, in più
occasioni, premi se stessa con larghi compensi.
Quindi è necessaria una netta inversione di tendenza alla
deriva attuale che preveda, in primo luogo, un cambio dei vertici aziendali e
poi una forte rivendicazione, a livello politico, di parità di trattamento tra
tutti i cittadini del Lazio: con l’eliminazione delle “ macroaree” che causano
la disponibilità di 7 posti letto per mille cittadini romani e neanche 2 per
mille cittadini ciociari.
E' indispensabile quindi fare pressioni affinché la ASL e
l'Ufficio commissariale attivino le procedure per lo sblocco del turn over
previste dal d.l. 138/2011, convertito dalla l. 148/2011 (articolo 1, comma
23-bis) e dal d.l. 158/2012, convertito dalla l. 189/2012 (art. 4-bis) che
consentono, allo scopo di garantire i livelli essenziali di assistenza, di
sbloccare le assunzioni.
La stessa Corte dei Conti nella relazione del maggio
2012 ha messo in evidenza come il blocco delle assunzioni non ha risolto il
problema (quello, cioè, di risparmiare) e, anzi, ha aggravato la situazione
poiché il ricorso a misure alternative alle assunzioni (turni aggiuntivi,
straordinario, acquisto di prestazioni da privato), ha generato costi maggiori
rispetto ai risparmi che si volevano conseguire come hanno sempre sostenuto e
denunciato le associazioni.
Si deve chiedere e pretendere, per le regioni sottoposte a
piano di rientro da disavanzo sanitario come il Lazio, di procedere al turn over
del personale sanitario con limitazioni che non siano incompatibili col
mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Pena la diseguaglianza dei
cittadini e l’aumento dei costi, anche sociali.
Frosinone 25.09.2013
La stessa Corte dei Conti nella relazione del maggio 2012 ha messo in evidenza come il blocco delle assunzioni non ha risolto il problema (quello, cioè, di risparmiare) e, anzi, ha aggravato la situazione poiché il ricorso a misure alternative alle assunzioni (turni aggiuntivi, straordinario, acquisto di prestazioni da privato), ha generato costi maggiori rispetto ai risparmi che si volevano conseguire come hanno sempre sostenuto e denunciato le associazioni.
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