venerdì 9 settembre 2016

Sumatra: cristiana frustata per aver venduto alcool

Inizia oggi una periodica rubrica, tenuta dal giornalista Giovanni Passa. La rubrica è costituita da articoli di stampa inediti. Si tratta, crediamo, di un lavoro atipico, poiché gli articoli, in generale, esulano dallo schema tradizionale fondato su argomenti che vanno per la maggiore e di cui i quotidiani della carta ed on-line abbondano (politica interna ed estera, cronache, spettacoli, sport, etc.). Si è preferito affidarsi a temi poco trattati, non sempre vicini nel tempo, accomunati non tanto dall'urgenza, dall'impellenza, dalla rilevanza o dall'attualità della notizia «fresca», quanto piuttosto dall'importanza intrinseca di cui ogni fatto è portatore, imponendosi prevalentemente per la storia che esso sottende, il romanzo che nasconde, il contesto che coinvolge. Riteniamo infatti che ogni causa dell'evento, per quanto minimale, abbia sempre il suo effetto imprevisto e imprevedibile. Ciò non toglie, ovviamente, che la rubrica possa attingere anche ad argomenti dalla rinomanza piu' diffusa. In ogni caso,  scopo dichiarato è quello di concretare una cornice storico-culturale atta a ribaltare i rapporti di forza che, in un globo mondializzato, appare ormai imprescindibile.

                                        Sumatra: cristiana frustata per aver venduto alcool

Giro di vite in Indonesia della religione di stato islamica - anche i non musulmani saranno sottoposti al rigore della Shar'ia - si va verso l'islamizzazione forzata 

Una donna sessantenne, appartenente alla minoranza cristiana, è stata condannata a 30 frustate per aver venduto, secondo l'accusa, bevande alcooliche. E' accaduto nell'Aceh, una regione sita nell'estremo nord dell'isola di Sumatra, una delle maggiori e più popolate che formano l'arcipelago dell'Indonesia, il quinto paese più affollato al mondo (dopo Cina, Russia, India e Stati Uniti) da un'umanita' – 215 milioni di abitanti – quasi integralmente di religione maomettana. La sentenza è stata eseguita pubblicamente, al cospetto di un migliaio di persone. Alla fine la donna è stata soccorsa per un grave stato di scompenso cardiaco e di preoccupante tramortimento.
Prima del 2015, nessun indonesiano di credo non islamico, avrebbe potuto subire processi sulla base di simili accuse. Adesso invece, a seguito della brutale intransigenza dell' espansione fondamentalista esercitata ed esportata dal Daesh (Isis), si sono avuti un' inarrestabile recrudescenza nonché un drastico giro di vite riguardo all'obbedienza cieca al verbo maomettano, ormai unilateralmente estesa alle minoranze appartenenti alle altre religioni, soprattutto quella cristiana.
Nord Sumatra, chiesa cattolica
Oggi si calcola che le persecuzioni contro i cristiani, specie da parte del Daesh e del mondo arabo, abbia raggiunto livelli inaccettabili, intollerabili. Ci sono nel mondo oltre 200 milioni di cristiani sottoposti ad ogni genere di ammazzamenti, torture, rapimenti, intimidazioni, minacce, soprusi, fame, tormenti, bibliche fughe in massa connotate dall'obbligatorio abbandono della casa e del territorio dove hanno vissuto per secoli come elementi strutturali della comune civiltà. Lo scopo della maggioranza islamica è quello di liberarsene, di fare pulizia etnica, praticare un genocidio o di trasformare i cristiani in profughi: o se ne vanno, o li uccidono. La condanna della donna accusata di aver venduto alcolici (anche a cittadini islamici, parimenti condannati), è emblematica di un cambiamento culturale inquietante. Se il fatto fosse successo qualche anno addietro, la donna sarebbe stata lungi dal subire ritorsioni. Tra l'altro è storicamente risaputa la tolleranza applicata dal “primo” Islam nei riguardi dei popoli conquistati e praticanti altri credi, ancorché vincolata a un tributo da pagare e fermo restando il rifiuto di conversione da parte delle popolazioni in questione. Oggi invece l'allarmante novità è che la Shar'ia, la legge islamica cui ogni buon musulmano deve sottostare, si sta estendendo anche ai cittadini non islamici. Il che significa che essi, pur rifuggendo dal verbo del profeta Maometto, saranno obbligati a vivere secondo quanto insegnano il Corano, l'Hadith, la Sunna e la Shar'ia. Si tratta purtroppo di un primo, forse decisivo passo verso l'islamizzazione forzata di comunità e popolazioni in minoranza religiosa e in tutto e per tutto formate da persone viventi in territori islamici e fornite di cittadinanza dello stato di appartenenza.

                                                                                                                            Giovanni Passa

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