La dott.
D’Alessandro, invece, annuncia il miglioramento dei servizi per l’ ampliamento
dell’ offerta e finanche l’ impegno deciso contro la pandemia con l’ obiettivo
di realizzare una sanità distribuita in forma equilibrata su tutto il
territorio gestito dalla Asl/Fr.
È immediata
l’obiezione a queste dichiarazioni. Infatti come si può realizzare
un’offerta sanitaria equilibrata per le aree Nord/Sud della Provincia se per
l’area Nord, che comprende Anagni e i comuni limitrofi con una popolazione di
circa 80.000 abitanti, con annessa zona industriale e centro studi, la “riorganizzazione”
non prevede per Anagni nulla di più dei servizi che l’ex Ospedale ancora offre,
nonostante l’offerta sia scoordinata perché manca una figura dirigenziale di
riferimento che garantisca l’ attuazione di un piano di investimenti. Ancora,
l’ Ospedale di prossimità e la Casa di Comunità sono strutture residenziali sul
territorio, per ricoveri brevi, destinati a pazienti che necessitano di
interventi sanitari a media e bassa intensità clinica, a gestione
prevalentemente infermieristica.
Non una
parola sugli essenziali servizi di assistenza urgenza/emergenza,
pericolosamente assenti in una città e in un territorio con un’alta presenza di
industrie, molte delle quali a rischio incidente, con un problema serissimo di
inquinamento ambientale dalle pesanti ricadute sulla salute dei lavoratori e
della popolazione in generale.
Basta tale
realtà, ben nota, per evidenziare la debolezza di una ristrutturazione su
tutto il territorio nord della provincia che viene spacciata come una vera
risposta alle esigenze dei cittadini… Una pia illusione (!).
All’
incontro suddetto qualche sindaco si è augurato la rapida attuazione del piano,
qualcun altro, più prontamente, ha sottolineato come non sia stato detto nulla
circa l’assunzione di personale medico e paramedico e già questo rende il bel
progetto improbabile da realizzare.
In
conclusione, il Comitato ritiene che sia indubbiamente positivo che si continui
a parlare dell’Ospedale di Anagni, ma ritiene che per Anagni non sia
sufficiente un ospedale di comunità (simile ad altri 6 da realizzare nella
provincia), ma occorrono strutture che tengano conto della complessità del
territorio. Quanto all’ impegno di contrasto al Covid, il dilagare dei contagi
dovuti alla variante Omicron sta mettendo a dura prova la struttura sanitaria
regionale e nazionale. Nel Lazio e, nello specifico nella Asl / Fr, che finora
aveva retto piuttosto bene, una volta chiusi i Centri vaccinali, si è
evidenziata inesorabilmente la difficoltà di provvedere rapidamente ai tamponi,
ai posti letto, alla carenza di medici e infermieri, e si è
confermata l’insufficienza strutturale cronica dei servizi assistenziali.
Sono tornati drammatici i ricoveri, l ‘assistenza ai pazienti con patologie
diverse dal Covid, la scarsità di personale formato, necessario
prevalentemente tra i medici di Pronto Soccorso e tra i rianimatori, dove l’
organico è più impoverito.
E se pochi
giorni fa l’assessore D’ Amato assicurava che ” la rete ospedaliera non è
ancora sotto pressione ( Repubblica 2 gennaio)”, oggi i dati purtroppo non
confermano più questa affermazione.
Allora la
“riorganizzazione” promette male. Richiederebbe idee e progetti veramente
innovativi, adeguate risorse finanziarie e umane, che pure ci sono, da
impegnare ottimamente per essere realmente portatrice di fiducia, di speranza e
di risultati. Richiede proprio la riapertura dell’Ospedale Civile di Anagni!
Comitato “Salviamo l’Ospedale di Anagni"
Anagni Scuola Futura, Associazione Anagni Viva, Associazione Diritto alla
Salute, Comitato Ponte del Papa, Comitato Residenti Colleferro,
Re.Tu.Va.Sa.(Rete per la Tutela della Valle del Sacco).
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