Le
benemerenze “africane” di un benefattore famoso
Il
paese, dilaniato dalla guerra civile che ha fatto e fa migliaia di
morti, ha raggiunto i 2,500 milioni di sfollati – Arricchimento dei capi
e tribalismo le cause della catastrofe puntualmente doppiata in
altri paesi africani.
Attore
di sogno per le donne, bravino sul set, George Clooney, più radioso
che mai specie in pubblicità tv (Martini - no party?-, Nespresso –
what else? -) insospettabilmente ingaggia da quel dì una doppia vita
impensata. Come di altre stars sconosciute, si viene a sapere del suo
ambizioso impegno pro-poveracci e diseredati, in favore degli
spauriti e disperati, braccati dalle catastrofi naturali. Certamente
quello che fa non smuove estatici lirismi nei nostri cuori, pur
tuttavia gli sprazzi estratti dal recente passato sfumano nell'elogio
catapultandoci allo tsunami del 2004 e alle sue centinaia di migliaia
di vittime. Lui v'ebbe parte attiva mettendo fondi a disposizione.
Come pure confermò il suo fattivo endorsement in occasione di
svariati sismi (Iran, Pakistan, Messico ecc.). Dal 2011 non stravolge
nessuna certezza partecipativa alle pene del Sud Sudan, sfoderando
sempre sostegni pecuniari allo Stato resosi quell'anno indipendente
dal Sudan ed ora funestato dalla guerra civile tra le due fazioni
dominanti che ha provocato finora ben 2,500 milioni di sfollati e migliaia
di morti. Non stona nel panorama-Clooney la sua eminentissima
proposta riguardo ad atrocità ed orrori commessi contro l'umanità
fuggiasca e transeunte: avvicinare le tranquille società
occidentali - in linea però esse stesse con l'orrida babele
delittuosa inscatolata nel quotidiano dei loro propri tormenti -, ai
crimini perpetrati, rendendoli visibili, filmandoli e diffondendoli,
come fanno i fotogiornalisti al fine di inchiodare i responsabili
aguzzini mano-lesta sui soldi e dai crudeli istinti De Sade. Non male
come clamorosa stangata, peraltro non agevole da concretizzare, visto
il difficile accesso sui luoghi della tragedia. Semmai, in subordine,
giustiziere buon senso suggerisce almeno il ricorso alla
pubblicazione delle atrocità. Lo svolazzante progetto, nondimeno più
prossimo alla velleità che alla certezza, attende verifiche. Ma
Clooney intanto ha fatto la sua parte per questo neo-Stato che, dopo
la secessione dal Sudan, s'è ritrovato con i tre quarti del petrolio
che vantava il vecchio Sudan anglo-egiziano. Il suo attuale e
funambolico presidente Salvakir avrebbe misteriosamente ma
magicamente inguattato incontrollabili ricchezze, spargendone i
proventi nei caveaux di mezzo mondo (così dicono i bene informati).
Tra lo strazio della gente in fuga, intruppa anche un fatterello che
sembra una acida freddura. Salvakir e il suo nemico, comandante della
fazione avversa, simil versione nera dei ladri di Pisa, si
autoincensano mercè l'anacronistico possesso di due villoni da
favola, uno per ciascuno per non scontentare nessuno, situati
vicinissimi nel pieno centro di Nairobi, capitale del Kenya. Alla
faccia del popolo sovrano... Una guerra per modo di dire? Non si
direbbe, viste le sofferenze prodotte. Alla base del guerriero
groviglio africano si piazza la farcitura di due cause micidiali : 1)
L'arricchimento di presidenti, giunte, notabili, funzionari,
generali, colonnelli ecc. per lo più bugiardi e ladri e assassini;
2) il tribalismo. Entrambi inevitabili, entrambi ineluttabili. Le
varie guerre africane, non molte per la verità come si vorrebbe
accreditare, mirano non solo al potere, ma alle risorse del paese
trasfigurate poi in denaro contante. E l'odio tra le varie tribù,
più che altro di differente etnia, è talmente radicato da portare
spesso all'eliminazione indiscriminata, al genocidio – vedi Uganda,
10 anni fa. Perciò nulla da recriminare se l'inflazione in un mese
ha raggiunto la punta astrale dell'800%. Basteranno allora 100,
1.000, 10.000 Clooney a sanare il ciclopico problema?
Giovanni Passa
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