Per ottenere dei risultati è fondamentale l'unione dei sindaci del territorio e di tutti i cittadini e i movimenti a difesa della Salute e dell'Ambiente.
Il Comitato Salviamo l’Ospedale di Anagni, nella serata di giovedì 30
giugno 2016, ha incontrato il Comitato libero “A difesa dell’Ospedale di
Colleferro” - Coordinamento Territoriale”. L’incontro si è svolto
presso la sede dell’Associazione Culturale Anagni Viva alla presenza di
Rosetta Roccatani e altri rappresentanti di associazioni che si battono
per la difesa dell’Ospedale di Anagni.
L’incontro
ha avuto all’o.d.g. l’elaborazione di azioni comuni in difesa della
sanità pubblica della zona Anagni- Colleferro, con particolare riguardo
alla pianificazione di una strategia efficace per arrestare il tentativo
di smantellamento dell’Ospedale di Colleferro attualmente molto
utilizzato anche dall’utenza della zona nord della provincia di
Frosinone.
Le
due strutture hanno in comune l’obiettivo primario della loro difesa,
come necessità di assicurare il diritto alla salute e la loro
collocazione in un territorio caratterizzato da un alto rischio
industriale, da gravi problemi di inquinamento, con accertati danni alla
salute degli abitanti. Non a caso, il territorio è compreso nel SIN (
Siti di Interesse Nazionale) che impone azioni di bonifica e
prevenzione.
Al
proposito è stato necessario ripercorrere le tappe che stanno portando
al depotenziamento della struttura di Colleferro e che ricordano le
scene già viste dello stesso film con l’identico finale: la chiusura
degli ospedali pubblici. Come già accaduto in altre realtà, a iniziare
da Anagni, si comincia dai reparti di pediatria, ostetricia ginecologia e
si prosegue accorpando reparti, trasferendo servizi, sopprimendo posti
letto, ridimensionando il personale non effettuando le sostituzioni di
chi va in pensione, passa a miglior vita, diventa invalido… fino ad
arrivare alla chiusura dei reparti di degenza. Si tranquillizza la
cittadinanza mantenendo in funzione un pronto soccorso ridimensionato a
punto di primo intervento, salvo poi invitare il personale preposto a
evitare sprechi, a non servirsi ad es. dei reparti diagnostici del fu
ospedale tipo laboratorio analisi o radiologia.
Di
fronte a questa deriva il cittadino ha poche armi per far valere il
proprio dissenso. Certamente la prima azione è quella di una capillare
campagna informativa per spiegare bene ai concittadini (vero motore
della lotta) cosa sta avvenendo e per favorirne una partecipazione più
attiva possibile. Quando si arriva alla chiusura dei reparti e/o
dell’intero ospedale c’è bisogno di un buon avvocato, ma anche di
consistenti risorse economiche per sostenere l’azione legale. Ma neanche
questo è sufficiente. Intanto c’è bisogno del consenso del personale
ospedaliero che è la parte che dovrà subire lo stress maggiore di tutta
questa situazione. Infatti il personale rimasto si troverà ben presto a
dover garantire un buon livello di servizi con sempre minori risorse,
soprattutto umane, e questa sofferenza indubbiamente non tutti sentono
di sopportarla. Neanche la eventuale vittoria legale è sufficiente a
salvare l’ospedale dalla chiusura, come dimostra la vicenda
dell’ospedale di Anagni. Il Comitato salviamo l’Ospedale di Anagni
ottenne con l’avv. Simone Dal Pozzo, una sentenza favorevole che rinviò
per circa un anno la programmata chiusura prevista dai decreti
Polverini. In quel periodo nessuna autorità, né la magistratura, né
tantomeno i rappresentanti politici della Regione e del Parlamento,
intervenne per fermare il degrado dell’Ospedale che continuava a perdere
personale, reparti e attrezzature.
Bisogna
infine evidenziare che tra le tante rassicurazioni che vengono date dai
responsabili asl quella più beffarda riguarda la più volte sbandierata
variazione di impostazione dei servizi sanitari che, necessariamente,
devono evolvere da servizi ospedalieri a servizi territoriali. Anche in
questo Anagni è esemplare: il CAD (assistenza domiciliare) per un
comprensorio di oltre 60 mila abitanti, soprattutto anziani, residenti
in un territorio vasto e montuoso, conserva un organico sempre più
insufficiente con un’unica fisioterapista spesso in malattia.
Quello
che avviene ad Anagni è sorte comune per tutta la sanità della
provincia di Frosinone dove, in pochi anni, sono stati chiusi ben sette
ospedali, con promesse di potenziamento dell’ospedale Spaziani di
Frosinone per portarlo ad essere Dea di secondo livello. Al contrario
l’Ospedale nuovo di Frosinone attualmente è ridotto ad una semplice
infermeria, dequalificato e disorganizzato; dove il caos regna sovrano e
si qualifica soprattutto per la totale inesistenza del diritto alla
salute senza alcuna garanzia per l'emergenza. Rimane in tutto questo
disastro, come risulta dalle notizie di stampa di questi giorni, l’unica
certezza dell’assegnazione dei premi di risultato ai dirigenti della
asl di Frosinone.
A queste e a molte altre analoghe vicende i Comitati di Anagni e Colleferro intendono dare una risposta comune.
Comitato Salviamo l’Ospedale di Anagni
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Pronto Soccorso Anagni - Emergenza ambientale e rischio industriale
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