giovedì 26 settembre 2013

Ospedali Ciociari - Tagliare gli sprechi e non l'assistenza e i posti letto.

La Consulta delle Associazioni della Città di Frosinone e le associazioni della provincia hanno considerato con molta attenzione la proposta della Conferenza locale per la Sanità per le modifiche all’Atto di Autonomia Aziendale dell’ ASL di Frosinone. Il documento, approvato quasi all’unanimità dai sindaci presenti all’assemblea, presenta delle novità notevoli nei contenuti ed esprime un diverso atteggiamento degli amministratori locali che può riassumersi nella rivendicazione di autonomia e del contributo di responsabilità, che va esercitato nei confronti della dirigenza ASL e della Regione, in merito alla riorganizzazione della rete sanitaria ed ospedaliera della provincia di Frosinone.
Quanto si propone nel documento coincide con le richieste che le Associazioni e i Comitati sostengono da molto tempo e, in particolare , si apprezza la richiesta che riguarda la redistribuzione dei posti letto negli Ospedali nei quali il Decreto 80/2010 ha tagliato maggiormente,specie in quello di Anagni, per il quale si attende la sentenza del TAR circa l’ordinanza del Consiglio di Stato del 30.08.2011 che ne bocciava la chiusura. E’ importante, altresì, la richiesta di realizzare nell’ Ospedale di Frosinone il DEA di 2° livello e di istituire nuove ed essenziali reparti operatori e il rafforzamento di quelli esistenti.
Tuttavia le Associazioni e i Comitati dei cittadini ritengono necessario sottolineare alcune richieste, altrettanto importanti, che non sono presenti nella proposta dei Sindaci:
- Anzitutto si deve ribadire con fermezza che al centro di un Piano Aziendale (P.A.), al di là degli aspetti tecnici, deve essere posta la difesa del paziente, negata dall’ attuale organizzazione della sanità ciociara e che, pertanto, il P.A. deve garantire i Livelli essenziali di assistenza ( LEA) che sono al di sotto della soglia stabilita dal D.L. 95/2013. Vanno poi evidenziati altri aspetti :
- L’ applicazione restrittiva dello stesso Decreto 80 ha penalizzato a tutti i livelli l’assistenza sanitaria nella Provincia concentrando il risparmio solo sui tagli di posti letto e la chiusura di ospedali.
- Ne è derivato l’ uso fortemente inadeguato delle risorse e il mancato impegno di lotta agli sprechi, rappresentati anzitutto dalla mobilità passiva, dai ricoveri in altre strutture, anche fuori regione, con aggravio notevolissimo di spese per le famiglie, a cui va aggiunta l’ alta frequenza di consulenze, straordinari, prestazioni aggiuntive,utilizzo improprio del personale e delle attrezzature. L’ accumulo di spese legali e i contenziosi sindacali, la quasi inesistenza verifica delle prestazioni e dei servizi forniti dalle strutture sanitarie convenzionate. Il totale di tutti questi sprechi è stimabile in circa 200 milioni di euro l’anno.
A fronte di tanta disorganizzazione e di tanti sperperi che hanno avuto un peso rilevante nel determinare i risultati molto insoddisfacenti della produttività aziendale, basti vedere i dati della mobilità passiva e delle liste d’attesa, è inaccettabile che la dirigenza, in più occasioni, premi se stessa con larghi compensi.
Quindi è necessaria una netta inversione di tendenza alla deriva attuale che preveda, in primo luogo, un cambio dei vertici aziendali e poi una forte rivendicazione, a livello politico, di parità di trattamento tra tutti i cittadini del Lazio: con l’eliminazione delle “ macroaree” che causano la disponibilità di 7 posti letto per mille cittadini romani e neanche 2 per mille cittadini ciociari.
E' indispensabile quindi fare pressioni affinché la ASL e l'Ufficio commissariale attivino le procedure per lo sblocco del turn over previste dal d.l. 138/2011, convertito dalla l. 148/2011 (articolo 1, comma 23-bis) e dal d.l. 158/2012, convertito dalla l. 189/2012 (art. 4-bis) che consentono, allo scopo di garantire i livelli essenziali di assistenza, di sbloccare le assunzioni.
La stessa Corte dei Conti nella relazione del maggio 2012 ha messo in evidenza come il blocco delle assunzioni non ha risolto il problema (quello, cioè, di risparmiare) e, anzi, ha aggravato la situazione poiché il ricorso a misure alternative alle assunzioni (turni aggiuntivi, straordinario, acquisto di prestazioni da privato), ha generato costi maggiori rispetto ai risparmi che si volevano conseguire come hanno sempre sostenuto e denunciato le associazioni.
Si deve chiedere e pretendere, per le regioni sottoposte a piano di rientro da disavanzo sanitario come il Lazio, di procedere al turn over del personale sanitario con limitazioni che non siano incompatibili col mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Pena la diseguaglianza dei cittadini e l’aumento dei costi, anche sociali.
Frosinone 25.09.2013

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