Cronaca di una giornata di sanità provinciale.
Oggi i sindaci della Provincia, sono stati convocati presso l'Asl di Frosinone per esprimere il previsto parere circa la verifica dei risultati conseguiti dai direttori generali delle Asl regionali e il raggiungimento degli obiettivi affidati ai medesimi. La norma di legge (art. 3-bis, co. 6, d.lgs. n. 502/1992) non specifica con quali strumenti e rispetto a quali parametri una conferenza locale della sanità, qual è appunto l'assemblea dei sindaci, possa esprimere un motivato parere e, sopratutto, quale sia la reale natura di tale parere: se tecnica (del che è lecito dubitare), ovvero politico-amministrativa (come sembrerebbe più naturale). In pratica, la sala teatro dell'Asl era piena come non mai di sindaci, o loro delegati, presieduta dal sindaco del capoluogo con affianco l'intera dirigenza aziendale (direttore generale, direttore sanitario e direttore amministrativo).
Era già pronta una complicata presentazione in power-point, zeppa di termini tecnico-sanitari, accompagnati da una serie di dati, difficilmente controvertibili, e un quadro sinottico delle iniziative poste in essere dalla direzione strategica a 18 mesi dall'insediamento (per il presidio sanitario di Anagni: riattivazione sale operatorie – primi interventi; … il tutto realizzato l'altro ieri, con la speranza che non venga disattivato domani).
La presentazione, fornitaci su supporto cartaceo, ci è stata risparmiata in quanto sono state presentate tre mozioni: una preliminare, per il rinvio dell'assemblea in attesa delle documentazione tecnica da parte della Regione, due di merito (successivamente accorpate) circa la valutazione negativa dell'operato della dirigenza aziendale. Una di queste - tra l'altro – evidenziava la discutibile tempistica con la quale si prendevano iniziative di potenziamento dei servizi regolarmente disattesi per mesi poco prima della medesima assemblea dei sindaci (come quella riportata nel suddetto quadro sinottico per Anagni). Quest'ultima mozione è stata sottoscritta anche da me ed è stata votata favorevolmente dalla stragrande maggioranza dei sindaci. Il gruppo di sindaci che non l'ha votata, autoproclamatosi, grazie anche all'imput del direttore generale, il gruppo degli uomini liberi ha voluto rimarcare come il tutto fosse frutto di una strategia politica che ha voluto influenzare le scelte dell'assemblea dei sindaci (in effetti si deve registrare anche la presenza oltremodo attiva di un consigliere regionale). Nel prendere la parola, al di là delle teorie, dei teoremi e dei complotti politici, ho voluto evidenziare – da uomo libero – come la mia presa di posizione è quella di una città e di un territorio che hanno ottenuto ben poco, se non nulla, da quanto sancito in un atto aziendale (almeno un parametro certo e facilmente riscontrabile); una presa di posizione adottata dopo aver cercato invano la collaborazione con tutta la direzione aziendale, anche con quella parte amministrativa che avrebbe dovuto dare risposte (perse nel vento) sul piano finanziario e infrastrutturale.
Al direttore generale che ha fatto sottoscrivere un documento ai sindaci qualificati “uomini liberi”, posso solo modestamente replicare (al di là della voluta inelegante classificazione dei sindaci tra liberi e schiavi) che la sanità provinciale non ha bisogno solo di uomini liberi, ma di uomini e donne di buona volontà.
Fausto Bassetta
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I sindaci bocciando la Mastrobuono bocciano anche Zingaretti. La responsabile perde anche l'appoggio di quei sindaci che avevano votato l'atto aziendale, ma che poi si sono sentiti ingannati perché anche quel poco promesso non è stato mantenuto.
Molti premono per avere un direttore ciociaro, ma ad Anagni interessa poco che abbia sangue ciociaro o romano, l'importante è che sia una persona capace e sopratutto super partes. La chiusura del nostro ospedale ad esempio è avvenuta, in modo scorretto, sotto la direzione di un ciociaro.
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