Nel 1849 Giuseppe Garibaldi soggiornò per qualche settimana ad Anagni. Questa permanenza è legata all'impresa della Repubblica Romana, un'esperienza di grande portata storica ma di breve durata. Gli entusiasmi suscitati dall'elezione di Pio IX nel 1846, si spensero ben presto e a Roma nel 1848 la situazione precipitò al punto da costringere il papa a rifugiarsi a Gaeta. Nell'Assemblea Costituente prevalsero gli estremisti e il 9 febbraio fu proclamata la Repubblica Romana, retta da un triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi. La Costituzione allora emanata è di grande modernità. A difesa del papa, il 25 aprile colonne di soldati napoletani avanzarono da sud, mentre a Civitavecchia sbarcavano le truppe francesi, comandate dal generale Oudinot. Garibaldi, pronto a lottare a fianco della Repubblica, il 19 aprile era a Subiaco; da qui scrisse alla moglie Anita che stava per recarsi ad Anagni, dove contava di rifornirsi di armi e di vestiario per le truppe. In effetti dopo qualche giorno era nella nostra città, dove scrisse almeno tre lettere. Il generale, che aveva pieni poteri, risiedeva nella piazza centrale presso il palazzo Giannuzzi mentre la truppa, assai numerosa, era collocata fuori le mura e in parte presso il convento di S. Giacomo. Come già a Rieti, dove si trovava qualche settimana prima, Garibaldi aveva il serio problema del
sostentamento della truppa (a Rieti si era passati da cinquecento a mille uomini), cresciuta a dismisura grazie all'arruolamento di numerosi volontari, anche anagnini (Diomede Giannuzzi, Domenico Dandini, Vincenzo Giminiani, Luigi, Enrico e Agostino Martinelli; ved. P. Zappasodi, Anagni attraverso i secoli, 1907). La lettera qui riprodotta riguarda il ringraziamento del Generale alle suore del Monastero della Carità per l'ospitalità ed è datata 24 Maggio 1849. Garibaldi ebbe un contributo per il sostentamento della truppa dai canonici della cattedrale, dal sensibile e agiato mercante agricolo Carlo Menenti e, secondo lo Zappasodi, anche dalle monache Clarisse (Lire 2500). Carlo Menenti, che al ritorno del papa, pagò con l'esilio il suo appoggio alla causa garibaldina, è sepolto nella chiesa di San Pancrazio. Carlo Ribaudo
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Nel corso dell' interessante convegno dell' Arci sul Risorgimento in Ciociaria, svoltosi il 17 marzo in occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, relatori i professori Gioacchino Giammaria e Tommaso Cecilia, il prof. Attilio Quattrocchi ha proposto di collocare una lapide nel palazzo dove Garibaldi ha soggiornato. - -------------->
sostentamento della truppa (a Rieti si era passati da cinquecento a mille uomini), cresciuta a dismisura grazie all'arruolamento di numerosi volontari, anche anagnini (Diomede Giannuzzi, Domenico Dandini, Vincenzo Giminiani, Luigi, Enrico e Agostino Martinelli; ved. P. Zappasodi, Anagni attraverso i secoli, 1907). La lettera qui riprodotta riguarda il ringraziamento del Generale alle suore del Monastero della Carità per l'ospitalità ed è datata 24 Maggio 1849. Garibaldi ebbe un contributo per il sostentamento della truppa dai canonici della cattedrale, dal sensibile e agiato mercante agricolo Carlo Menenti e, secondo lo Zappasodi, anche dalle monache Clarisse (Lire 2500). Carlo Menenti, che al ritorno del papa, pagò con l'esilio il suo appoggio alla causa garibaldina, è sepolto nella chiesa di San Pancrazio. Carlo Ribaudo
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Nel corso dell' interessante convegno dell' Arci sul Risorgimento in Ciociaria, svoltosi il 17 marzo in occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia, relatori i professori Gioacchino Giammaria e Tommaso Cecilia, il prof. Attilio Quattrocchi ha proposto di collocare una lapide nel palazzo dove Garibaldi ha soggiornato. - -------------->
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